Il Castello Gamba di Châtillon ospita, dal 13 febbraio al 17 maggio 2015 nella sezione delle mostre temporanee, la seconda esposizione della rassegna “Détails”, curata da Alessandra Vallet e Sandra Barberi, dedicata al capolavoro di Federico Pastoris, Ritorno di Terra Santa.
Opera di assoluta centralità nella produzione artistica legata alla stagione neogotica subalpina, la monumentale tela (160 x 300 cm) realizzata per l'Esposizione Nazionale di Torino del 1880 è uno dei dipinti più belli e senz'altro il più grandioso tra quelli ambientati nel castello di Issogne. Nel 2009 è ricomparso sul mercato dell'arte dopo che per più di un secolo se ne erano perdute le tracce, ed è stato tempestivamente acquistato dall'Amministrazione regionale nella prospettiva, ormai imminente, di collocarlo nella dimora che l'ha ispirato.
Federico Pastoris (Torino, 1837-1884) gioca un ruolo di primo piano nella fortuna della Valle d'Aosta in seno alla cultura figurativa dell'Ottocento. Allievo di Enrico Gamba all'Accademia Albertina, nei primi anni Sessanta si accostò ad Alfredo d'Andrade e ai pittori veristi della Scuola di Rivara. La sua passione per il Medioevo e l'esigenza di una pittura realistica, studiata dal vero sui monumenti esistenti, trovarono la fonte di ispirazione più felice nei castelli valdostani, e soprattutto in quello di Issogne, a lungo frequentato grazie all'ospitalità di Vittorio Avondo in compagnia di altri amici pittori.
Lo scenario del Ritorno di Terra Santa è il cortile del castello, restituito con puntualità filologica nella decorazione pittorica e nei particolari architettonici. Protagonista di questa grande storia quattrocentesca «sovra cui passa – è stato scritto – come un alito di poesia medioevale», è il monaco col saio bianco al centro, accompagnato da una folla di pellegrini e accolto con devozione rispettosa dagli abitanti del castello e dai popolani. Il personaggio si ispira al pio Guglielmo, vescovo di Tiro e cronista delle Crociate che figura nel celebre romanzo storico Mathilde di M. Ristaud Cottin (1805), da cui fu tratto il melodramma Malek-Adel, rappresentato a Cremona nel 1835. La ricchezza di riferimenti storici, letterari e musicali fa della scena in costume minuziosamente dipinta da Pastoris non solo una straordinaria testimonianza del gusto neomedievale, ma un'opera che riassume in sé tutta la cultura del suo tempo.
Presentato in anteprima ad Aosta in occasione della Settimana della Cultura del 2010, poco dopo l'acquisizione alle collezioni regionali, nel frattempo il Ritorno di Terra Santa è stato sottoposto a un accurato restauro in seguito al quale torna oggi alla ribalta in tutto il suo splendore originario, rivelando «il trionfo dei colori, la purezza del disegno, la vita de' personaggi» che ne avevano decretato il successo unanime di pubblico e di critica nel 1880.
Affiancano il dipinto principale della mostra due opere giovanili di Pastoris sempre ambientate a Issogne, provenienti dalla GAM (Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino): I signori di Challant, una scena cortese cui fa da sfondo la cappella del castello, esposta con successo alla Promotrice di Torino del 1865, e la tela di ispirazione verista Cortile del maniero di Issogne, datata 25 agosto 1865. Quest'ultima fu eseguita nel corso di un soggiorno al castello in compagnia di Alfredo d'Andrade, altra personalità emblematica della cultura italiana del secondo Ottocento. Di D'Andrade si possono ammirare in mostra due tavolette di proprietà della GAM, saggi di vivida immediatezza pittorica e al tempo stesso preziose testimonianze storiche del maniero prima dei passaggi di proprietà culminati nel 1872 con l'acquisto da parte di Avondo.
Al castello di Issogne rendono omaggio anche i quattro lavori di collezione privata che completano il percorso espositivo, realizzati da artisti vicini alla cerchia di Pastoris e D'Andrade e originali interpreti della lezione della Scuola di Rivara: due opere di Alberto Pasini (Busseto, 1826-Cavoretto, 1899), un dipinto di Vittorio Cavalleri (Torino, 1860-1938) e una piccola tela di Alfonso Dalbesio (Torino, 1857-Orbassano, 1914).
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